Noi Ieri
Qualche sera fa mi trovavo ad una cena della mia ex classe delle medie. Gente con cui sono in buonissimi rapporti e che al di fuori delle cene, molto frequenti, ho occasione di incontrare spesso anche in giro. Verso la fine della pappata tra un discorso e l’altro si finisce a parlare di politica. Temo di esser stato io, come al solito, a deviare in quella direzione l’argomento. Non so come si è finiti a parlare di lavoro e di conseguenza di immigrazione. Ora, l’argomento è più che lecito e la discussione che si può sviluppare con le persone con cui hai passato svariati anni e con cui tutt’ora ti rapporti mi sembra una cosa positiva e costruttiva – non si può mica sempre parlare di cazzabubbole- e per nulla banale. È evidente che ognuno ha le sue posizioni, più o meno di qui o più o meno di là. Siamo in democrazia e non sarò certo io a criticare, anzi. Entrati in argomento qualcuno è andato a finire sul tema immigrati = furto di lavoro e io a quel punto ho provato a contestare. Non è la prima volta che sull’argomento sento la stessa litania, già in svariate sedi ed occasioni diverse mi è capitato.
Ci può stare la crisi e quello che volete, non c’è dubbio, ma è anche vero che la crisi non è sempre stata presente. Si continua, spesso, ora più di prima, ad accusare l’immigrazione di rubare il lavoro, però io mi ricordo che ad esempio certi lavori gli Italiani non erano molto propensi a svolgerli. Chi di voi sarebbe andato a lavorare sotto zero per ore e ore nei padiglioni di grosse aziende produttrici di carni? Per fare un esempio. Io no, se devo essere sincero. E mi ci metto in prima persona. Eppure l’accusa veniva lanciata continuamente. Oggi quelle accuse continuano. E non importa molto se chi arriva sia clandestino o regolare. Ho provato a far notare che se c’è un flusso in tal senso forse è anche perché sotto sotto c’è una richiesta, un mercato che alimenta tutto ciò. Pensiamo al lavoro in nero. Ovvio che se fuggo dal mio paese in cerca di un minimo salario e so che in Italia nel bene o nel male questo lo posso trovare allora mi muovo in quella direzione. Facevo notare che probabilmente sono quelle aziende che nonostante tutto favoriscono il lavoro in nero una delle principali cause, e non l’immigrato.
E’ l’azienda che decide chi e come assumere, non il dipendente, fino a prova contraria. Chi arriva in Italia nella maggioranza dei casi ha l’unica colpa di cercare, di sperare qualcosa di meglio. A questo va aggiunto che in Italia tutto è strutturato per lasciare l’immigrato in un limbo senza tempo o via d’uscita, altra situazione complice che va gioco forza ad alimentare il nero o peggio le fila della criminalità. Si parlava ad un certo punto dei cinesi di Prato che stanno demolendo il mercato tessile. Ma questi arrivarono come contoterzisti, producendo a prezzi bassi per altre aziende italiane, che quindi in barba a tutto hanno favorito l’espansione di quel mercato al ribasso e del suo sottobosco. Una persona non attraversa il globo se dall’altro capo non c’è richiesta. Questo mi pare risulti logico anche ad un bimbo di 5 anni, o no?
Se chi manovra una ditta venisse realmente sanzionato per favoreggiamento del lavoro nero e sfruttamento della persona e per omicidio volontario (quello delle morti sul lavoro è un altro problema che comunque colpisce anche il lavoro sommerso, e a quanto mi risulta ad ora quello della thyssenkrupp è l’unico caso in cui si faccia riferimento all’omicidio volontario a fronte di centinaia di casi) con pene certe e realmente mortificanti e se la legge fosse strutturata in maniera logica sia in fatto di pene che di possibilità di integrazione forse alcuni di questi problemi (non tutti certo) andrebbero un poco diminuendo.
A questo va aggiunto che i flussi migratori sono sempre esistiti da che esiste l’uomo, e non saranno certo quattro decreti legge a fermarli, tentare di bloccare con le dure i flussi sarebbe come costruire una diga in mezzo al mare durante uno tsunami e pretendere che questa lo fermerà, bisogna trovare soluzioni diverse. Teniamo poi presente che di tutto il flusso in ingresso nel nostro paese solo una piccola parte diventa o tenta di diventare definitivamente stabile, mentre il resto prosegue per altri paesi o entro tempi variabili spera di tornare al suo d’origine. Evidentemente la recente crisi ha acuito ulteriormente questo problema, ma bisogna anche andare oltre i proclami politici e cercare di capire alcune delle vere ragioni che sono alla base di tutto.
Non è possibile attribuire la colpa solo ed esclusivamente all’immigrazione quando nel paese mancano regolamentazioni serie e pene severe oltre che reali progetti d’integrazione invece che solo ed esclusivamente strategie atte alla ghettizzazione che raggiungono il solo scopo di aumentare il sommerso e la criminalità. Questo è quello che ho cercato di esporre quella sera, ovviamente opinabile se volete.