L’exploit di Grillo e l’autocritica che forse il PD dovrebbe fare

Delle amministrative andate in scena ieri il dato più palese è la disfatta di PDL, che probabilmente ha pagato l’incapacità dell’ex governo oltre agli scandali vari, e della Lega anch’essa travagliata e che escluso Tosi a Verona inciampa rovinosamente.

L’altro dato, che però vedo si tende a sminuire erroneamente anche ai piani più alti, è il successo del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Poi c’è il PD, che è vero ha retto bene, ma dovrà comunque giocarsela al secondo turno in alcune realtà strategiche.

A Genova, Doria, il candidato appoggiato da una coalizione di forze di sinistra (dal PD a SEL passando per socialisti e federazione della sinistra), va al ballottaggio con Musso (sostenuto da una lista civica, ed ex casa delle libertà, ex pdl e ora al gruppo misto) dopo aver rischiato di finire in un secondo turno con Putti (M5S), a Parma dove Bernazzoli (PD), visti gli scandali che avevano coinvolto l’ex giunta di centro destra, avrebbe potuto vincere facile e invece si ritrova al ballottaggio con Pizzarotti del Movimento 5 Stelle.

Ecco, il M5S che posiziona il suo primo sindaco, che conquista o sfiora ballottaggi in grandi città, che supera partiti politici, io non lo catalogherei come antipolitica e nemmeno come voto di protesta. A mio avviso sarebbe un errore. I risultati ottenuti sono da Politica con la P maiuscola, se è vero che in certi contesti hanno ottenuto di più di forze politiche consolidate come PDL o il centro di Casini e soci, mentre in altri è riuscito comunque sempre a piazzarsi dignitosamente (vedi Piacenza dove il candidato M5S con il 9,82 non passa al secondo turno ma distacca comunque Lega e UDC).

Sta qui l’altra faccia di quel risultato positivo per il PD. Ho sviluppato negli ultimi anni l’abitudine, a volte forse ingiusta, ad una forte criticità verso quello che considero il mio partito di riferimento; il PD. Non lo faccio con cattiveria o spirito disfattista, tutt’altro.

Subito dopo l’uscita dei risultati mi sono trovato a scrivere a Giuditta Pini (segretario provinciale dei Giovani Democratici Modena) domandando come fosse stato possibile lasciare sul campo percentuali di elettorato mica indifferenti nelle mani del M5S, ad esempio.

Ci siamo trovati concordi su un punto: il PD probabilmente non è riuscito a intercettare questi elettori, non è riuscito a comunicare con loro. Come ha detto Pini “che il pdl esplodesse era ovvio, il problema è che non siamo stati capaci di parlare con quel 20%, e questo è grave, ma molto, ma molto”. Pur riconoscendo il merito del Movimento 5 Stelle nel suo lavoro di consolidamento sul territorio (gliene va dato comunque atto, e poche storie) la domanda volevo comunque porla. Questa mattina poi leggo in una nota di GD Modena, sempre a firma Pini, che il concetto viene ribadito chiaramente:

“Il Movimento 5 stelle però non può essere derubricato a mero voto di protesta del centro destra. Sicuramente Grillo in queste settimane ha fatto un enorme lavoro per assicurarsi i voti dei leghisti delusi, il suo tour elettorale si è fermato soprattutto in veneto, ed il suo sforzo è stato pagato. Ma è stato votato anche da molti elettori di centro sinistra che non si sono riconosciuti nelle scelte dei partiti di sinistra, o che non abbiamo saputo coinvolgere nelle nostre decisioni.”

Se è vero che in prospettiva delle politiche del 2013 il PD (che ha promesso una svolta solida e un disegno chiaro) deve lavorare ancora molto, soprattutto sulla chiarezza dei suoi intenti e delle relative scelte d’alleanza, questa autocritica quasi inaspettata di un frammento della sua componente giovanile mi fa ben sperare per il futuro. Ammesso, ovviamente, che queste giovani voci trovino orecchie disposte ad ascoltare e spazio all’interno del partito stesso.

1 thoughts on “L’exploit di Grillo e l’autocritica che forse il PD dovrebbe fare

  1. Budrio, Comacchio, Garbagnate Milanese, Mira e, soprattutto, Parma i comuni maggiormente interessati dal ballottaggio dove i voti del Movimento 5 Stelle hanno un peso molto rilevante, anzi, fanno gola, specialmente a Bersani il quale ha detto che le elezioni sono state vinte in due: PD e M5S, affermazione, sulla quale, molti hanno avuto da replicare. Altri i comuni dove i voti dei grillini sono oggetto d’interesse, come Genova e Monza, ed accade che il centrodestra appoggi il M5S per non consentire al PD di vincere. Pdl, Filippo Berselli, coordinatore regionale del partito in Emilia-Romagna, ha dichiarato: “i nostri elettori preferiscano il candidato del M5S….”. L’interesse del Pdl è comprensibile, 19 capoluoghi di provincia interessati al rinnovo dei sindaci e dei consigli comunali, ma in ballottaggio solo in 8, mentre il Pd è arrivato al secondo turno in ben 17. E nei 100 ballottaggi previsti nelle regioni a statuto ordinario, il centrosinistra è avanti in 82 Comuni. Il Pdl che non può contare neppure sulla stampella della Lega, gioca la sua campagna elettorale sul tavolo nazionale. Ma può contare sulla ferma intenzioni del M5S di non allearsi con altri partiti così da rendere i ballottaggi mere formalità. A Parma, ad esempio, Vincenzo Bernazzoli, sostenuto da Pd, Idv, Pdci e liste civiche e il grillino Federico Pizzarotti hanno annunciato che non lasceranno salire sul loro carro nessuno, segno di come non vi saranno apparentamenti di ogni genere.

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