Sostenibilità domestica parte seconda

Ricordo che quando ero piccolo mio nonno d’inverno indossava sempre un maglione in casa. Diceva sempre che tenendo il maglione e mantenendo più basso il termosifone si viveva meglio e si spendeva meno. Se c’è eccessivo caldo il corpo si rilassa, se invece la temperatura è gradevole ma non da tropici, magari tenendo un maglioncino, il corpo tenderà a reagire cercando di scaldarsi, mantenendosi quindi in moto. Molti di quei consigli, di quelli usciti dalla saggia bocca dei nonni, dieci o anche vent’anni fa, oggi sono propinati come dottrina del buon ecologista ed elencati in quintalate di libri (di carta) disponibili per tutte le tasche nelle librerie di mezzo mondo. Ma nulla di nuovo. Consigli sempre validi che però a quanto pare in pochi hanno ascoltato quando era il tempo. E oggi, per paradosso, siamo anche disposti a pagare per leggerli e giocare al buon ecologista, a quello che rispetta l’ambiente e che esercita nel suo piccolo la sostenibilità.

Così qualche consiglio lo butto li anche io, per la seconda volta, e alcuni infatti sono riproposti che male non fa. Piccole cose sempre utili da ricordare. Prendiamo i detersivi, quelli per la lavatrice ad esempio. Oggi in molti supermercati sono disponibili dispenser di detersivi. La prima volta acquisteremo la tanica, che poi riutilizzeremo anche le volte successive, con un risparmio notevole sul pakaging di plastica introdotto nell’ambiente. La qualità/prezzo del prodotto solitamente non è male.

Sempre per quanto riguarda i contenitori, ho notato, le volte che sono andato al supermercato, che la gente tende ancora ad usufruire delle sporte di plastica, quando ormai in ogni grande esercizio commerciale sono disponibili per la vendita grandi sacche di plastica rigida, riutilizzabili, con il fondo spesso semirigido. Costano talvolta qualcosina, ma non si rompono quasi mai, e le potete utilizzare un numero spropositato di volte. Noi ne abbiamo 4 o 5. Le si può lasciare in auto nel bagagliaio per ogni evenienza. Così, anche se ci capita una spesa dell’ultimo minuto sono sempre a portata di mano.

Se invece ci stiamo apprestando a pagare, e necessitiamo di una sportina, potrebbe cominciare ad essere buona abitudine chiedere all’esercente se nel suo negozio vi è disponibilità di quelle in Mater-b (ne avevo parlato qui), ossia in materiale biologico, o bioplastica, come preferite, che dovrebbero diventare obbligatorie dal 2011- in principio doveva essere il 2010, ma poi c’è stata una proroga. Vedi sempre post di qui sopra- e che andrebbero a sostituire quelle in polietilene. L’obbligatorietà dal 2011 non ne impedisce comunque la produzione e la distribuzione anche oggi, quindi magari anche solo il gesto di chiederle potrebbe essere utile a sensibilizzare anzitempo gli esercenti inducendoli magari a dotarsi di queste buste bio prima che sia la legge a obbligarli.

In ultimo il biglietto del Bus. Come mai direte voi? Ecco, pagare il biglietto del bus o dei mezzi pubblici vuole dire consentire alle aziende dei trasporti pubblici una buona salute, e quindi una efficienza sempre migliorabile e magari una ulteriore capillarità sul territorio del servizio. Maggiori a questo punto potrebbero essere le possibilità, magari, di lasciare a casa l’auto con un triplo vantaggio. Il primo, ambientale. Meno macchine girano e meglio è. Il secondo economico. Meno userete l’auto meno consumerete benzina, indi per cui meno soste dal benzinaio dovrete fare. Il terzo riguarda la salute. Niente parcheggio, niente code, insomma meno stress. Può sembrare una banalità, ma se ci pensate bene il semplice gesto di pagare il biglietto sul mezzo pubblico può avere un grandissimo impatto benefico sull’ambiente.

E voi, avete qualche suggerimento in materia da aggiungere?

Economia e sostenibilità domestica

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Oggi mi è venuto in mente che avrei potuto scrivere di economia domestica, o meglio, di sostenibilità domestica visto che negli ultimi tempi la gestione della casa, il risparmio sulle sue spese e via dicendo si fanno sempre più compatibili con l’idea di sostenibile, quindi una gestione votata al meno inquinante, al riciclo, al biologico o naturale. Una gestione che va a ridurre anche l’impatto nocivo verso l’esterno. Essendo maschietto non è che abbia molta dimestichezza. Quindi non ho fatto altro che guardarmi attorno, proprio in casa mia cercando di carpire trucchi, strategie e metodi del miglior amministratore d’impresa che potesse capitarmi tra le mani: la mamma.

Senza troppo dilungarmi in discorsi lunghi e noiosi ecco alcuni esempi funzionanti messi in pratica in casa mia, che oltre a fruttare un notevole risparmio finiscono anche per diminuire, anche se in piccolissima parte l’impatto ambientale.

  • Il pane. Da tempo era presente in casa nostra una macchina per fare il pane, comprata qualche anno fa e poi mai usata. Un giorno mia madre ha deciso che da quel momento in poi il pane lo si sarebbe fatto in casa. Lievito, farina, olio, sale e acqua gli ingredienti. Un’ora di tempo o poco più per avere sfornato un bauletto di pane sufficiente al fabbisogno di 4 persone. Un bauletto dura in termini di quantità due giorni, sempre per quattro persone. In termini di qualità invece se ben conservato dopo tre giorni è ancora morbido e commestibilissimo. In termini economici il risparmio è notevole. Se calcoliamo che bene o male Olio e sale sono sempre presenti in casa e non se ne usano quantità astronomiche, l’acqua pure. Le uniche cosa da comprare sono farina e lievito quando servono. Ma si possono comprare in quantità maggiore quando si va a fare la spesa grossa. Non si deve uscire solo per prendere il pane la mattina (il pane costa caro, la benzina pure se avete la sfortuna di doverci andare in auto come noi.) ad esempio. In media per 4 persone in pane andavano via 6-8 euro. Con la stessa cifra spesa per gli ingredienti hai pane per almeno una settimana. Ma mia madre non si è fermata qui. Ha fatto il calcolo della spesa effettuata per la macchina del pane, della luce per farla andare e del costo del pane se acquistato normalmente dal panettiere, e ha calcolato il tempo che ci metterà ad ammortizzare il macchinario. Roba da dirigente fiat. Sette, otto mesi più o meno secondo i suoi calcoli.
  • I detersivi. Per quanto riguarda i detersivi invece da quando è disponibile usufruisce di quelli ecologici e ricaricabili che sono presenti negli ipermercati modenesi. Il contenitore ha una durata di 30 ricariche, il ché vuol dire una drastica riduzione dei contenitori in plastica da buttare via, il costo del detersivo è abbordabilissimo e la sua composizione, almeno sulla carta sembra più rispettosa di molti altri prodotti pubblicizzati.
  • Il riscaldamento. Quando ci siamo trasferiti in campagna mia madre ci ha visto lungo, e durante i lavori per sistemare la casa ha fatto mettere delle condotte che dal camino partissero per diramarsi in alcuni ambienti del pianoterra in cui questo è alloggiato. Dal giardino si prende la legna, abbiamo la fortuna di avere abbastanza verde attorno, e lo si brucia nel camino. Questo scalda la stanza in cui è sistemato e, tramite le condotte anche gli altri ambienti. L’aria calda poi fa il resto salendo verso gli altri due piani superiori. In questo modo, anche durante l’inverno, quanto meno nei periodi non a meno 30 gradi è possibile tenere il riscaldamento al minimo, quindi un maggior risparmio e un minor impatto ambientale per la nostra piccola parte.
  • Raccolta differenziata. Qui si differenzia tutto, umido, domestici, plastica, vetro, latta, carta. Abbiamo predisposto dei sacchi, tipo quelli spesa della coop, non quelli usa e getta, quelli più rigidi..presente? Tipo sacche misto plastica tela. E li riempiamo con le varie categorie. In mondo che quando si va a gettare il pattume si svuota nel cassonetto (ove consentito) il contenuto ma si mantiene il sacco. Gli scarti di cibo avendo 20 gatti e 3 cani vengono smaltiti così, quando ancora sono quasi fumanti.
  • La spesa. Prima di tutto le buste, si usano quelle tipo tela plastica sopra citate (ovviamente non quelle utilizzate per i rifiuti), riutilizzabili, resistono di più, quindi non creano ulteriore plastica da gettare. Fare la spesa con madre è l’esperienza del secolo. Guardando sulle etichette si scopre ad esempio che la passata di pomodoro di scatoletta semi anonima proviene dal medesimo stabilimento di quella contenuta in quella di Marca A dal costo di mille mila euri in più. Quindi perchè buttare via 50 centesimi in più solo per il marchio? Se uno sta attento a queste cose perde 10 minuti in più ma alla fine ha risparmiato anche qualcosa in più di una decina di euro, che non son certo da buttare via. Per quanto riguarda frutta, verdura e formaggio ci sono sue o tre signori che girano con l’auto vendendo casa per casa prodotti di stagione. Uno addirittura si fa portare  la roba da Bari dallo suocero che la produce e che sale in ogni caso per lavoro. Prima abbiamo provato, e una volta constatata l’ottima qualità dei prodotti abbiamo deciso si acquistare in questo modo almeno quelle cose. Non sempre, quando passa e se ne necessitiamo. Prezzo dimezzato e quantità doppia e qualità ottima.

Questi sono solo alcuni esempi. Altri potrebbero essere messi in pratica, tipo il solare, ma dipende dalle capacità economiche, strutturali e via dicendo. Nel quotidiano invece ci sono altri mille sistemi. Voi ad esempio cosa fate? Come vi ingegniate? Quali trucchi, stratagemmi? Se ne avete sarei molto curioso.